Hai mai pensato di riprendere gli studi o ottenere un diploma, ma gli impegni di lavoro o familiari ti hanno sempre fermato? Il nostro Corso Serale è pensato proprio per te!
📅 Quando?
Ti aspettiamo per l’Open Day il 12/04/2025, dalle ore 18.30, presso la nostra sede in ITES Pitentino, in via Torquato Tasso,5.
💡 Cosa ti aspetta:
Presentazione dell’offerta formativa
Incontri con docenti e studenti del corso
Visita ai laboratori e alle aule
Informazioni pratiche su iscrizioni, orari e modalità di frequenza
Possibilità di chiarire dubbi e ricevere supporto personalizzato
Il corso serale è pensato per chi lavora, per chi vuole rimettersi in gioco o per chi ha bisogno di un’opportunità in più. Il percorso è flessibile, inclusivo e orientato al successo personale e professionale.
Non è mai troppo tardi per imparare. Vieni a conoscerci e scopri come costruire insieme il tuo nuovo percorso di studi! 🙂
Nel nostro territorio mantovano sta prendendo vita un progetto speciale, che unisce scuole, associazioni, istituzioni e cittadini intorno a un tema importantissimo: la donazione di sangue, organi, tessuti e cellule. Il progetto si chiama “LA MIA VITA IN TE” ed è un’iniziativa nata per sensibilizzare e informare le persone su quanto sia fondamentale donare per salvare vite.
Questo progetto coinvolge numerose realtà del territorio: tra queste ci sono AVIS, ABEO, ADMO, AIDO, insieme ad ASST Mantova, ATS Val Padana, CSV Lombardia Sud e diversi ordini professionali sanitari. Tutti questi enti hanno firmato un Protocollo d’Intesa e collaborano attivamente, ognuno con un ruolo ben preciso, per promuovere la cultura del dono come atto civico e responsabile.
Uno degli ambiti principali su cui si sta lavorando è proprio la Scuola. Infatti, il progetto si rivolge anche a noi studenti, futuri cittadini e potenziali donatori, con l’obiettivo di informarci correttamente sul tema della donazione e aiutarci a sviluppare un senso di responsabilità, autonomia e consapevolezza. Attraverso incontri con volontari e operatori sanitari, stiamo imparando che donare è un gesto concreto di solidarietà, che può davvero fare la differenza nella vita di qualcun altro.
Ma “La mia vita in te” non si ferma solo alle scuole: coinvolge anche i professionisti della salute, che ogni giorno portano avanti i valori etici della loro professione, e tutta la cittadinanza, promuovendo il messaggio che donare è un modo per prendersi cura degli altri e costruire un futuro migliore per tutti.
Come ci hanno spiegato durante gli incontri, la comunità è forte solo quando ciascuno di noi fa la propria parte, anche con un piccolo gesto come quello della donazione. In un mondo dove spesso si corre e ci si dimentica degli altri, questo progetto ci ricorda che la salute, la solidarietà e la vita stessa sono beni da condividere.
Come funziona la donazione: informazioni utili da conoscere
Durante gli incontri, sono stati spiegati in modo semplice e chiaro alcuni concetti fondamentali:
Donazione di organi e tessuti dopo la morte: in Italia vige il principio del silenzio-assenso, ma è importante esprimere in modo chiaro la propria volontà. Gli organi (come cuore, polmoni, fegato, reni) possono salvare vite, mentre i tessuti (come cornee, pelle, valvole cardiache, tendini) possono migliorare notevolmente la qualità della vita di molti pazienti. La donazione avviene solo dopo l’accertamento di morte da parte di una commissione medica indipendente.
Come registrare il consenso: si può dichiarare la propria volontà al momento del rilascio o rinnovo della carta d’identità nei Comuni abilitati, oppure iscrivendosi all’AIDO (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule) o compilando il modulo disponibile sul sito del Ministero della Salute. Questa scelta può essere modificata in qualsiasi momento.
I falsi miti da sfatare sulla donazione
Gli esperti hanno anche voluto chiarire alcuni dubbi e sfatare convinzioni sbagliate, che spesso impediscono alle persone di diventare donatori:
❌ “Se sono donatore, i medici non faranno tutto il possibile per salvarmi” ✅ Falso. I medici curano sempre il paziente fino all’ultimo. Solo dopo la dichiarazione ufficiale di morte cerebrale può iniziare il processo di valutazione per la donazione.
❌ “Se ho un tatuaggio non posso donare” ✅ Falso. È possibile donare sangue anche dopo un tatuaggio o piercing, rispettando un periodo di attesa di 4 mesi.
❌ “Non posso donare se ho una malattia in famiglia” ✅ Falso. Ogni persona viene valutata singolarmente con controlli medici: solo se ci sono reali controindicazioni, la donazione viene esclusa.
❌ “La mia religione non lo permette” ✅ Falso. Le principali religioni (Cattolica, Ebraica, Islamica, Buddhista e altre) non vietano la donazione, anzi, spesso la considerano un atto di grande umanità.
Un grazie speciale all’Istituto ITES Pitentino, ai docenti che hanno reso possibile l’incontro e a tutti i volontari coinvolti: grazie al loro impegno, abbiamo potuto riflettere su quanto un semplice gesto possa davvero salvare una vita.
Studiare non è solo una questione di tempo, ma soprattutto di metodo. Non basta stare ore e ore con la testa sui libri: serve capire come affrontare lo studio in modo intelligente. In questo articolo ti racconto alcuni dei metodi di studio più utili (testati sulla mia pelle e non solo), così magari trovi quello che fa al caso tuo.
🧠 1. Ripetizione Spaziata (Spaced Repetition)
Questa tecnica è oro per la memoria a lungo termine. L’idea è semplice: non ripeti le cose tutte in una volta (tipo la classica maratona la sera prima dell’esame), ma le ripassi a distanza di tempo. Ogni volta che rileggi o rivedi un concetto, lo fai quando stai quasi per dimenticarlo — ed è proprio lì che la tua memoria lo rafforza.
📖 2. Metodo SQ3R
Lo so, il nome sembra una password wifi, ma fidati: questo metodo funziona. È pensato per leggere e comprendere testi lunghi, come quelli universitari o i manuali scolastici.
Le fasi sono:
S: Survey – dai una letta veloce al testo, guarda titoli, immagini, sottotitoli.
Q: Question – fatti delle domande su cosa stai per leggere.
R: Read – leggi attivamente, cercando le risposte alle domande.
R: Recite – prova a spiegare quello che hai capito, a voce o per iscritto.
R: Review – rivedi tutto per consolidare.
Personalmente, quando studio così, capisco molto di più e mi resta anche in testa meglio. Lo uso soprattutto per esami teorici.
📝 3. Metodo Cornell per gli Appunti
Se sei uno di quelli che prende appunti in modo random e poi non li capisce più, il metodo Cornell fa per te. È un modo strutturato per prendere appunti, utile sia in aula che a casa.
Il foglio va diviso in 3 parti:
A destra scrivi gli appunti principali durante la lezione o la lettura.
A sinistra lascia spazio per parole chiave, domande, collegamenti.
In basso, alla fine, fai un mini riassunto di tutta la pagina.
👂👁️ 4. Approccio Multisensoriale
Ok, sembra un termine super tecnico, ma in realtà è semplice: coinvolgere più sensi = imparare meglio. Io per esempio:
leggo ad alta voce (così ascolto e leggo insieme),
scrivo a mano i concetti (perché scrivere aiuta a ricordare),
uso colori, schemi e mappe mentali per visualizzare meglio.
Alcuni usano anche podcast o video per studiare. Più sensi usi, più stimoli il cervello, e più ti resta in testa.
🧩 5. Tecniche Mnemoniche
Quando devi ricordarti cose complicate (tipo elenchi, nomi o date), i trucchetti mnemonici sono un’arma segreta. Uno dei miei preferiti è il Metodo dei Loci, dove associ ogni concetto a un luogo familiare. Tipo: immagina di entrare nella tua stanza, e in ogni angolo ci metti un concetto. Poi, per ricordarlo, ripercorri “mentalmente” quella stanza.
Oppure uso acronimi o filastrocche stupide che mi invento sul momento. Ti sembrano sciocchezze? Forse, ma funzionano alla grande.
⏳ 6. Organizzazione e Ambiente
Ultimo punto, ma fondamentale: l’ambiente in cui studi conta tantissimo. Io ho imparato (dopo vari fail) che:
serve una scrivania in ordine,
niente distrazioni tipo notifiche o Netflix,
e soprattutto: piani di studio realistici.
Uso Google Calendar o Notion per programmare le giornate, così non arrivo a studiare tutto all’ultimo minuto (spoiler: succede lo stesso, ma almeno ci provo).
Ogni metodo ha i suoi pro e contro, e non ce n’è uno “migliore” in assoluto. Devi solo capire qual è quello giusto per te, magari sperimentando un po’ alla volta. Io ci ho messo un bel po’ per trovare la mia combo perfetta, ma ne è valsa la pena. Studiare non è solo memorizzare, ma capire e organizzare il proprio tempo. E questo, volenti o nolenti, ci serve anche nella vita.
In data 11/04/2025 l’Università degli Studi di Brescia e l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (ODCEC) di Mantova hanno recentemente consolidato la loro collaborazione attraverso una convenzione che offre opportunità significative per gli studenti e i professionisti del settore.
Nel corso dell’incontro tra l’Università degli Studi di Brescia e l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Mantova è emersa chiaramente un’esigenza strategica per il territorio: la necessità di incrementare il numero di giovani professionisti formati e qualificati, in particolare Dottori Commercialisti.
Il tessuto economico mantovano è costituito da una fitta rete di piccole e medie imprese, realtà artigianali, aziende agricole e attività professionali che richiedono un supporto costante nella gestione fiscale, amministrativa e societaria. In questo contesto, la figura del commercialista assume un ruolo sempre più centrale, non solo come consulente contabile, ma anche come partner strategico delle imprese.
Durante l’incontro si è parlato anche delle università presenti a Mantova, con particolare attenzione alle opportunità offerte agli studenti del territorio. Sono stati evidenziati i percorsi formativi attivi, le collaborazioni con altre sedi universitarie e i progetti di sviluppo in ambito accademico e di ricerca. L’interesse per le università mantovane dimostra una crescente attenzione verso la formazione superiore e il ruolo strategico che queste istituzioni possono avere per la crescita culturale ed economica della città.
Anche se Mantova non ha un’università “autonoma” come le grandi città universitarie, ospita diverse sedi distaccate e corsi universitari in collaborazione con atenei importanti. Questo permette agli studenti di seguire percorsi di alta formazione restando in città.
Ed ecco le università presenti nel territorio mantovano:
1. Politecnico di Milano – Polo territoriale di Mantova: È uno dei poli universitari più significativi della città. Offre principalmente corsi nell’ambito dell’architettura, del design urbano e della pianificazione territoriale. Il campus è moderno e ben integrato nel contesto urbano, e ha anche una forte vocazione internazionale.
2. Università degli Studi di Brescia: L’ateneo bresciano ha attivato a Mantova alcuni corsi e progetti di ricerca in ambito giuridico ed economico, spesso in collaborazione con enti locali.
3. Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE): Attraverso il consorzio Università per Mantova (UMANA), UNIMORE propone master, corsi di alta formazione e attività di ricerca sul territorio mantovano, in particolare su temi legati allo sviluppo sostenibile, all’innovazione e alla valorizzazione culturale.
4. Collabora anche con Accademie e Istituti culturali:
La Fondazione Università di Mantova, ente che coordina molte attività accademiche in città.
Il Conservatorio di Musica “Lucio Campiani”, che pur non essendo un’università in senso stretto, offre alta formazione musicale a livello universitario.
Mantova, pur essendo una città di dimensioni contenute, punta molto su una formazione di qualità, specializzata e ben integrata con le esigenze del territorio. Le sue università collaborano attivamente con il tessuto economico e culturale locale.
Cos’è davvero, come si capisce, dove si fa il test, e perché non è solo una scusa per non studiare.
Quante volte ti è capitato di sentirti distratto a livelli assurdi, saltare da un pensiero all’altro, oppure di non riuscire a stare fermo nemmeno cinque minuti? Magari ti sei chiesto: “Ma sono solo stanco… o c’è qualcosa di più?”. Ecco, parliamo di ADHD. Non il solito “eh, oggi tutti dicono di averlo”, ma cos’è davvero, come si riconosce, e cosa comporta se ce l’hai?
Quanti ragazzi hanno l’ADHD in Italia?
Secondo i dati ufficiali, circa il 3-6% dei bambini e adolescenti in Italia ha l’ADHD. Se fai due conti, vuol dire centinaia di migliaia di ragazzi. Ma il vero problema è che solo una parte di loro riceve una diagnosi vera. E ancora meno iniziano un percorso serio con neuropsichiatri, psicologi o terapisti. In alcune regioni, solo il 15% dei casi segnalati riceve anche un trattamento. Tradotto? Tanti ragazzi vivono con l’ADHD senza saperlo, pensando semplicemente di essere “pigri”, “sbadati” o “troppo vivaci”.
Ma quindi… cos’è davvero l’ADHD?
Il nome completo è Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, ma non lasciarti spaventare. Non vuol dire essere “matti” o “problematici”, e soprattutto non è una scusa per evitare le interrogazioni. L’ADHD è un disturbo neurobiologico che riguarda il modo in cui funziona il cervello: attenzione, concentrazione, controllo degli impulsi, gestione del tempo… tutte quelle cose che spesso ti mandano nel panico quando hai mille cose da fare e il cervello ti gioca contro.
Esistono tre tipi principali:
Tipo disattento: sei spesso “sulle nuvole”, dimentichi tutto, ti perdi nei tuoi pensieri.
Tipo iperattivo/impulsivo: non riesci a stare fermo, parli tanto, agisci prima di pensare.
Tipo combinato: un mix di entrambi.
Come capire se potresti averlo?
Ovviamente non puoi autodiagnosticarti guardando TikTok. Però se ti riconosci in cose tipo:
Ti distrai facilmente, anche con una mosca che passa
Hai difficoltà a finire le cose
Ti dimentichi appuntamenti, materiali, scadenze
Ti senti agitato, impaziente, sempre in movimento
Fatichi a stare fermo o in silenzio durante le lezioni
Parli o agisci senza pensarci, e poi te ne penti subito dopo
…allora forse un dubbio ce lo puoi avere. E no, non sei solo “strano”. Potrebbe esserci un motivo reale.
Dove si fa il test se sei minorenne?
In Italia la diagnosi si fa solo in centri specializzati di neuropsichiatria infantile. Per iniziare, di solito serve che genitori o insegnanti si accorgano del problema e ne parlino con il pediatra. Successivamente si passa a test cognitivi, questionari, osservazioni e colloqui fatti da esperti. Niente quiz su internet o video “Hai l’ADHD se…”.
Ogni regione ha i suoi Centri di Riferimento per l’ADHD, e puoi cercarli online o chiedere al tuo medico di base. Il percorso è gratuito, perché fa parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Miti da sfatare (seriamente)
“L’ADHD è solo una moda.” Falso. È un disturbo riconosciuto a livello mondiale, e se non diagnosticato può causare ansia, insuccesso scolastico e difficoltà sociali.
“Chi ha l’ADHD è solo iperattivo e fastidioso.” No. Molti ragazzi con ADHD sono tranquilli, ma fanno una fatica bestiale a concentrarsi o organizzarsi.
“Crescendo passa.” Magari. In realtà può cambiare forma, ma nella maggior parte dei casi resta anche da adulti.
L’impatto sulla scuola e sulla vita
L’ADHD non è solo una questione scolastica, anche se lì si fa sentire forte. Spesso chi ne soffre:
Va male a scuola non perché non capisce, ma perché non riesce a organizzarsi
Si sente sbagliato, inadeguato, diverso
Litiga spesso con i prof e compagni perché sembra non rispettare le regole
Vive con un senso di frustrazione costante: vorrebbe riuscire, ma non ci riesce come gli altri
E il peggio è che nessuno se ne accorge, o peggio: ti danno dell’irresponsabile, svogliato, casinista.
Ma si può vivere bene con l’ADHD?
Assolutamente sì. Ma serve:
Una diagnosi fatta bene
Strategie su misura (agenda, timer, spazi di studio organizzati, pause)
Un supporto psicologico, a volte una terapia comportamentale
E in alcuni casi, se serve, anche un aiuto farmacologico prescritto da un medico specialista
Parliamoci chiaro: nessuno ama le interrogazioni. Anche quando hai studiato e ti senti (più o meno) pronto, appena il prof dice “oggi interrogo”, scatta quella sensazione fastidiosa che parte dallo stomaco e sale su come un’onda di panico. Le mani iniziano a sudare, la mente si svuota, il cuore accelera. E tu, lì, seduto al tuo banco, preghi che scelga chiunque altro tranne te. Classico.
Ma l’ansia, per quanto fastidiosa, non è una condanna. È una reazione normale, che però si può imparare a gestire con qualche trucchetto mentale, un po’ di respirazione mirata e una preparazione fatta con intelligenza, più che con il panico. Il segreto è capire che non serve arrivare all’interrogazione perfetti, robotici, senza emozioni: serve arrivarci lucidi, presenti, e con abbastanza sicurezza per dire: “Ce la posso fare”.
Partiamo dalla testa. I pensieri che ci mettono in crisi sono spesso più pericolosi della verifica stessa. Il classico “farò scena muta”, “mi dimentico tutto”, “prenderò 3” è quello che manda il cervello in tilt ancora prima di iniziare. In questi casi, il primo passo è riportare la mente nel presente. Fermarsi un attimo, respirare, e riformulare quei pensieri negativi in qualcosa di più realistico: magari non sai tutto, ma sai qualcosa. E soprattutto, anche se va male, non ti rovina la vita. È un’interrogazione, non un giudizio universale.
In quel momento, ti aiuta moltissimo anche la respirazione. Quando sei in ansia, il respiro si fa corto, superficiale, e manda al cervello il messaggio che c’è un’emergenza in corso. Il corpo entra in modalità allarme, e lì iniziano tutti i sintomi fisici che conosciamo. Invece, se ti fermi e fai un paio di respiri profondi e regolari, puoi abbassare la tensione in modo semplice. Bastano pochi minuti, anche fuori dalla classe o prima che inizi la lezione, per sentirti molto più stabile.
La preparazione, ovviamente, fa la sua parte. Ma attenzione: non basta studiare tanto, bisogna studiare bene. A volte passiamo ore a leggere e sottolineare, ma senza mai provare a ripetere ad alta voce, senza farci delle domande, senza testare davvero se abbiamo capito. Un metodo utile è spiegare la lezione come se dovessimo raccontarla a un amico: se riesci a farlo senza leggere, sei pronto. E non sottovalutare il potere delle mappe mentali, degli schemi, delle parole chiave da collegare tra loro: il cervello lavora per associazioni, non per liste infinite.
Poi arriva il giorno dell’interrogazione. Il cuore batte più forte, lo stomaco si chiude, il prof apre il registro e guardi il tuo nome sperando che salti la riga. Ma se vieni chiamato, ricorda di partire con calma. Non buttarti subito a parlare in fretta per la paura di dimenticare. Respira, guarda il prof negli occhi (anche se ti sembra di morire dentro), e inizia con una frase semplice che ti aiuti ad aprire il discorso. Spesso è proprio nei primi dieci secondi che si gioca tutto: se riesci a partire, poi le cose iniziano a scorrere.
E se arriva il vuoto di memoria? Succede. A tutti. Anche ai migliori. Il punto è non bloccarsi, ma provare a dire quello che si sa, anche se sembra poco. A volte, basta una frase per agganciarsi a qualcosa. E anche dire “non mi ricordo questo passaggio, ma posso spiegare quest’altro” mostra che hai studiato e non sei lì a caso. È molto meglio di stare zitti o dire “non so”, che è l’unica cosa che può davvero fregarti.
Infine, un consiglio bonus: evita il caos dell’ultimo secondo. Se ripassi 30 secondi prima di entrare in classe con altri dieci compagni agitati, ti carichi di stress inutile. Meglio prenderti un attimo di silenzio, respirare, bere un sorso d’acqua, ripetere mentalmente le cose che sai e ricordarti che non sei solo: l’interrogazione è una parte normale della scuola e la superano tutti. Anche tu.Alla fine dei conti, non esiste un modo per cancellare del tutto l’ansia. Ma puoi imparare a conviverci, ad ascoltarla senza farla guidare, a trasformarla in energia e concentrazione. E magari, col tempo, ti sorprenderai anche a pensare: “Beh, non è andata poi così male.”
Le scuole diurne e serali offrono percorsi di studio simili, ma sono destinati a diverse categorie di studenti.
Gli istituti tecnici offrono una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico, presso l’Istituto tecnico Pitentino è attivo anche un corso serale per gli studenti lavoratori.
Ecco alcune delle differenze tra scuola serale e diurno…
Percorso di studio diurno: turismo ~ amministrazione, finanza e marketing ~ sistemi informativi aziendali~ relazioni internazionali per il marketing.
Percorso di studio del serale: amministrazione, finanza e marketing
Tipi di utenza diurno : studenti in etá scolare al diurno (dai 13 ai 19)
Tipi di utenza del serale: lavoratori-studenti adulti (etá>16)
Orario scolastico settimanale diurno : 32 ore settimanali di lezione + 33 ore di educazione civica distribuite tra le varie discipline.
Monte-ore di frequenza del diurno: -corso AFM e Turismo con IRC o materia alternativa : 264 -corso AFM e Turismo non avvalentisi né di IRC né di Materia alternativa: 255
Monte-ore di frequenza del serale: per motivazioni di lavoro che siano documentate con certificazione del datore di lavoro e che sforino per una minima percentuale il totale delle assenze consentite. Tutte le motivazioni devono essere sempre adeguatamente documentate.
-3o anno: 189 -4o/5o anno: 181
Risultato di fine corso del diurno: diploma di scuola secondaria di secondo grado
Risultato di fine corso del serale: diploma di scuola secondaria di secondo grado